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PORDENONE : ritrovo e partenza delle nostre pedalate di sabato e/o domenica alle ore 07.45 presso parcheggio Palazzetti di Via MonterealeMarcello Nardin ha completato l’impresa, festeggiandola in cima con un po’ di prosecco. «Peccato per pioggia e freddo, avrei fatto altri 300 km».
PORDENONE. Se non lo vedi non ci credi. Ride e parla nel bel mezzo della salita, si alza in piedi sui pedali per affrontare i tratti più duri, dà il ritmo al gruppo, arriva a Piancavallo che non ha nemmeno il fiatone e vorrebbe pedalare ancora.
Questo è Marcello Nardin, nato il 21 maggio 1924, che ieri ha festeggiato il novantesimo compleanno con una scalata in bicicletta da 30 km e 1.200 metri di dislivello. Qualche giorno prima dell’impresa aveva detto: «Fino alla Bornass ci sono dei pezzi duri, poi va tutto liscio». In realtà si è smentito da solo, perché in nessun momento della salita è sembrato essere in difficoltà.
Si parte da casa. Nessun aiuto per Marcello. Ha inforcato la bici nel garage della sua casa di Porcia, e di buon’ora è arrivato all’appuntamento con gli amici dell'associazione “Aruotalibera”, nel piazzale della chiesa di San Lorenzo, a Rorai. E poi via, seguendo la Brentella, per raggiungere Aviano e iniziare la salita verso la meta.
Che Marcello abbia qualcosa di speciale si vede subito, perché arrivato all’incrocio con la Pedemontana sembra un ventenne che ha fatto una manciata di chilometri in bici. Innesta un cambio morbido, ma non troppo, e inizia a bruciare la salita di via Monte Cavallo, con un ritmo regolare. Leggero come una piuma.
Marcello sulla bici ricorda i migliori maratoneti africani, così leggero che sembra quasi non toccare terra. Seguendo la sua salita ci si dimentica in fretta che ha 90 anni, in particolare quando la strada diventa più ripida e la fatica fa calare il silenzio sul gruppo che prima stava chiaccherando. Marcello affronta il tratto ripido nel più normale dei modi per un ciclista: si alza sui pedali e va.
E qui c’è davvero da stropicciarsi gli occhi. Sembra di assistere a una scalata del Giro d’Italia, con il fuoriclasse in testa alla corsa, seguito dal gruppone. Neanche un goccio d’acqua. Quando la comitiva si avvicina all’albergo Bornass, c’è chi chiede una pausa. Tutti fermi, si riprende fiato, si canta “Tanti auguri a te” e poi dentro, per un ristoro o un caffè.
Ha iniziato a piovere. Marcello rimane fuori ma non beve, e della pausa farebbe anche a meno: ha una teoria ben precisa sull’idratazione. «Quando corro in bici non bevo acqua. Il sudore fa espellere sali al corpo, se bevessi li rimetterei in circolo, senza trarne benefici». Così continua la scalata.
Le facce dei compagni iniziano a diventare rosse, il fiato corto. Dalla partenza si sono già superati gli 800 metri di dislivello. Marcello non fa una piega. Scende la nebbia. Più si sale di quota, più il tempo peggiora. Smette di piovere, ma scende una nebbia molto fitta. La visibilità è quasi nulla. Impossibile vedere dov’è Marcello. Ma da lontano si sente la sua voce.
La salita è ripida, ma lui avanza senza diminuire il ritmo, e nello stesso tempo è impegnato in un’accesa discussione. Spiega a un compagno di scalata il suo stile di vita e gesticolando sottolinea che lui è così in forma perché mangia «come le scimmie: solo frutti, fiori e foglie».
Poco dopo mezzogiorno, Marcello arriva a Piancavallo. Ci sono volute tre ore e mezza per raggiungerla da Pordenone. Un risultato incredibile per un novantenne, e Marcello lo sa. «Chi non mi conosce – confessa – non mi crede quando racconto che faccio questi percorsi in bici. E a dire la verità non sono neanche stanco. Fosse per me farei altri 300 chilometri. Peccato che sia scesa la nebbia e arrivato il freddo».
Alla fine, per festeggiare insieme agli amici, Marcello si lascia andare e infrange le sua dieta ferrea, brindando con un calice di prosecco. «L’alcol fa male – dice – ma come si può non fare questo brindisi con gli amici?».
Tanti auguri, e altri 90 di questi brindisi, Marcello!
21 MAGGIO 2014